Il gioco dell’outsider (e del suo contrario) con Massimo Padalino

Copertina Padalino, OutsiderChi frequenta abitualmente questo blog ha una certa familiarità con Massimo Padalino. Giornalista, saggista, scrittore, curioso come un felino quando si tratta di arte e pensiero umano. Lo scorso anno, per i tipi di Odoya, diede alle stampe un testo intenso e bizzarro, animato dalla originale scrittura dell’autore, intensa, a tratti disorientante per la sua consuetudine di svoltare dall’autostrada del racconto e immettersi in una delle qualsiasi strade blu su cui procedere con l’acceleratore ben pigiato.

Il titolo: Outsider. Personaggi che hanno cambiato l’arte, la scrittura, la musica e il pensiero. Pagine edificanti, colme di collegamenti parabolici che riescono ad aiutare, invece di minarla, l’intera lettura.

Quella che leggerete non è propriamente un’intervista, quanto il tentativo di entrare nel libro à la Paladino. Un gioco, mettiamola così. Sugli outsider scelti dall’autore.

Definizione di outsider

L’outsider è colui che guarda cose e vede dalla periferia al centro. È un decentrato per scelta, costruzione o entrambe le cose.

Definizione di insider

L’esatto opposto.

 

Friedrich NietzscheFRIEDRICH NIETZSCHE

Sostiene che in ogni momento l’essere umano deve essere felice al di là di ogni bene e di ogni male che possono capitare perché bene e male sono solo ombre intermedie che non riusciranno a cancellare il suo cammino proteso all’eternità. Ma non lo aveva detto Cristo quasi 1.900 anni prima?

Il sottotitolo di Al di là del bene e del male è Preludio di una filosofia dell’avvenire, ed è una esortazione alle menti elevate, a coloro che pensano, a chi ha da dire qualcosa, a cercare vie meno battute dei dogmi e contro-dogmi che da sempre fungono da faro/specchietto per le allodole anche per coloro che si muovono nel campo del pensiero e delle idee. In questo senso, Cristo ha fatto il suo, anzi ci ha messo una croce sopra, come suol dirsi.

Il suo alter ego.

Max Stirner, pseudonimo di Johann Caspar Schmidt, che per molti versi ha aperto la strada alle speculazioni decentrate del Nostro.

L’anti Nietzsche.

La mia vicina di casa, la signora Gisella, che se l’ha letto da qualche parte, fosse anche sulla carta che avvolge il pesce, allora vuol dire che è vero.

Robert_Walser

ROBERT WALSER

La vita come somma di modestie acquisite con l’intimo entusiasmo di conquistarle. L’arte come rappresentazione della volontà di tale raggiungimento. Anche se poi non ti premierà la considerazione dei posteri?

Ma i posteri sono sempre i nostri, non i loro. Chi agisce, agisce nel qui e ora, figurarsi poi chi agisce con/tramite la scrittura/letteratura, che nel caso di Walser è un modo per liberarsi di se stesso fissandolo nero su bianco, di trovare uno spazio abbattendo l’horror vacui del foglio vuoto. Ovviamente, anche Walser ha avuto le sue piccole ambizioni e le sue piccole sfide, e le ha perdute (in vita; ora è considerato un gigante della letteratura). Perché c’è chi ha grandi sogni e li fallisce e chi ne ha di piccoli e li fallisce del pari.

 Il suo alter ego.

Franz Kafka, di cui per molti versi Walser fu un antesignano.

L’anti Walser.

Fabio Volo, e non sto nemmeno a spiegare perché: leggete Walser e leggete Volo e capirete.

 

HENRI ROUSSEAU

RousseauAutodidatta, incapace di imparare l’ABC della prospettiva, le sue fiere sono mal disegnate, tratto primitivo per consegnarci fitte boscaglie dove si celebra una vita primordiale. Eppure considerato il Maestro dei Maestri. In pratica, un antesignano della pittura moderna, quella che ha messo da parte l’abilità tecnica per la forza di fare marketing?

A cavallo fra Ottocento e Novecento si attua una rivoluzione estetica un po’ in tutti i campi dell’arte. In musica, ad esempio, fino ad allora veniva prima la partitura e poi le note quindi i suoni di quella partitura, poi sarà l’esatto opposto. Lo stesso accade anche con la pittura (ma pure con la poesia, la letteratura, l’architettura, la scultura ecc.), dove verranno prima i colori e le forme slegate all’intento descrittivista e poi qualsivoglia ambizione ritrattista. Rousseau, da questo punto di vista, è un leone di incoscienza e un genio di poeticità senza scuola, perché l’outsider è sempre e comunque uno che delle scuole, alla fin fine, se ne fotte alla grande. E a ragione!

 Il suo alter ego.

Alfred Jarry, il suo scrittore e amico, il poeta dell’immaginazione assurdista, l’inventore della patafisica ovverosia della scienza delle soluzioni immaginarie.

 L’anti Rousseau.

Jacques-Louis David nella sua fase neoclassica, per dirne uno.

 

ARTHUR RIMBAUDArthur Rimbaud

Giovanissimo ma già con un talento da esperto del verso, il ritiro dalla poesia sempre in giovane età, il rapporto su cui ancor oggi si favella con Verlaine, improvvisamente diventato trafficante d’armi, la morte sempre nell’età della luce. I secoli lo consacreranno poeta maledetto guru dei maledetti dell’arte della parola. Pur non avendo vissuto che un battito di ciglia, quanti Rimbaud sono esistiti?

Sono esistiti molti Rimbaud, compresi alcuni del tutto mitici (la storia del trafficante d’armi andrebbe precisata e chiarita, cosa che faccio nel mio libro), ma soprattutto esiste Rimbaud il poeta, che oggi ingabbiamo nell’angusta cella della definizione di “maledetto”, ma che nei momenti migliori è un lirico e un denudatore di sentimenti, da quelli amorosi a quelli più estremi, davvero di una potenza unica.

 Il suo alter ego.

Ça va sans dire, Paul Verlaine, mentore e poeta con cui ebbe una torrida relazione sessual-sentimentale.

L’anti Rimbaud.

Gli autori anonimi di fratrasie medievali.

MARCHESE DE SADEMarchese de Sade

Uno che non è mai passato dalla Storia per poter diventare Leggenda. Ci ha donato un sostantivo e un aggettivo con cui definire l’ultimo girone della crudeltà. Letterariamente vale poco o nulla. Ma dell’essere umano cosa capì in realtà per tenerci ancora compagnia?

Capì che l’uomo è innanzitutto una macchina, e che se lo svincoliamo dalla morale e dalla consuetudine, la macchina prende il sopravvento sull’uomo, l’hardware prevale sul software e ne detta regole, priorità, riti e miti al di là, come direbbe forse Nietzsche, del bene e del male.

 Il suo alter ego.

Se stesso. Era parecchio narcisista De Sade.

 L’anti De Sade.

Il Retif De La Bretonne de La ronda del gufo: Notti della Rivoluzione, 1789-1793. Lui e De Sade scrivevano romanzi erotici ma la vedevano in modo esattamente opposto (del Divin Marchese scriverà: “Quello scellerato presenta le delizie dell’amore, per gli uomini, solo se accompagnate da tormenti e perfino dalla morte, per le donne. È mia intenzione offrire un libro ancor più audace dei suoi, e che le mogli potranno far leggere ai mariti per esserne meglio servite: un libro in cui i sensi parlino al cuore, in cui il libertinaggio non abbia niente di crudele per il sesso delle Grazie e gli renda la vita invece di causarne la morte, in cui l’amore, ricondotto alla natura, libero da scrupoli e pregiudizi, non presenti che immagini ridenti e voluttuose”).

 

 

CARLES BUKOWSKICharles Bukowski

Bukowski il porco, l’osceno, il maschilista. Questa la rappresentazione sui mass media fino alla sua morte. Ma se ci immergiamo nei romanzi e poesie, ecco emergere uno scrittore di una tenerezza infinita, creatore di personaggi femminili di forte personalità e forza interiore, disegnatore di un’umanità che amiamo proprio per la sua imperfezione. Ma non era meglio leggere per intero un suo libro e non estrapolare i “cazzo”, le “fiche” e i “culi” per creare una statua di sabbia?

Bukowski, per sua stessa ammissione, incominciò a scrivere di sesso e poi a farne un tema esclusivo o quasi della sua opera per mere ragioni di mercato. Il sesso vendeva. Oggi però, e basta guardare il social, abbondano i siti dove Bukowski e le sue frasi la fanno da padroni e, sorpresa sorpresa, a leggerle e farne tesoro sono per la maggior parte donne.

 Il suo alter ego.

Chinaski, il personaggio letterario creato da Bukowski e ricalcato su se stesso.

 L’anti Bukowski.

François Mauriac, o qualsiasi altro scrittore psicologista e che abbia l’intenzione di penetrare nei meandri dell’uomo, del suo spirito e della sua psiche, senza mai scivolare nel “volgare”.

 

Wolfgang Amadeus MozartWOLFGANG AMADEUS MOZART

E usiamolo, il termine, per una volta a proposito! Il genio. Colui cioè che sa senza dover imparare. Con una nemesi finale maleducata (oltre a quella del destino che gli fece chiudere gli occhi a 36 anni). L’accusa: il Requiem non lo scrisse lui, ma Süssmayr e una pletora di altri sconosciuti musicisti ombra che lo completarono quando il suo cadavere era ancora solo caldo, quindi la composizione non può essergli attribuita. Ma perché vincono sempre i Salieri?

Mozart e Salieri, op. 48 è un’opera in due scene di Nikolaj Andreevič Rimskij-Korsakov. Il libretto segue quasi alla lettera il testo teatrale dal titolo Mozart e Salieri, dramma “brevilineo” facente parte delle Piccole tragedie di Aleksandr Sergeevič Puškin. Lì, si celano tutti i qui pro quo che poi, a metà anni Ottanta, complice il bel film di Forman su Mozart, basato su Rimskij-Korsakov/Puškin, qualcuno prese per oro colato come verità biografiche inconfutabili. In realtà, fra Salieri e Mozart non c’era molta competizione “malata”, e se dobbiamo dirla tutta, basterebbe ascoltare il Falstaff di Salieri per capire che aveva tantissimo talento anche lui, mica caccole, eh.

 Il suo alter ego.

Sua sorella Nannerl, con la quale litigò e si riappacificò più volte nella vita, ma alla quale Mozart riusciva a parlare liberamente come a un secondo se stesso.

 L’anti Mozart.

Wagner. Melodie ridotte all’osso. Costruzioni sinfoniche imponenti. Due geni della musica ma molto, molto differenti.

 

RODOLFO IIRodolfo II

L’Arcimboldo si sbizzarrì nel raffigurarlo alla sua maniera. Lui, lo strambo imperatore alchimista, lasciato solo da fiduciari traditori della real fiducia, immalinconito dal fato, testimone oculare di miraggi e idee andati in frantumi, pagò la sua scelta, sintetizzata nel tuo epitaffio: nato per far l’insider, si ostinò a viver da outsider. Non è che l’immagine più iconica che ci è giunta a noi sia proprio quella del pittore milanese?

L’Arcimboldo è un artista figlio del suo tempo: è unico in quanto riesce mirabilmente a creare un’arte combinatoria perfetta, là dove chi si cimentava con gli stessi giochi di “immagini a incastro” non raggiungevano tale maestria. Il figurativismo barocco di Arcimboldo, che utilizza figure – oggetti, animali, frutta ecc. – per creare ritratti allegorici è parte di quella teatralità che caratterizza tutto il Seicento nell’arte. In questo senso, l’Arcimboldo era il pittore perfetto per Rodolfo II: primo, perché gli offriva delle scariche di stupore che erano un po’ la droga del celeberrimo sovrano; secondo, perché in fondo anche lui, sovrano di professione, sognatore per passione, era una specie di figura a incastro umana dove ogni tassello del mosaico significa se stesso ma anche altro.

Il suo alter ego.

Luigi IX di Francia, conosciuto come Luigi il Santo, che di certo non aveva il gusto per il bizzarro e col quale non fu di certo facile avere a che fare, né in patria né al di fuori di essa, come quando prese parte alla settima crociata dove perse la vita nel 1270.

L’anti Rodolfo II.

Un qualsiasi regnante di oggi e di ieri conformista, troppi ce ne sono fra cui scegliere.

 

Michel FoucaultMICHEL FOUCAULT

Morte e Sesso. Da una parte, il filosofo che la modernità rifugge perché non apprezza che qualcuno, uscendo dalla dicotomia uomo/cliente, ci ricordi il destino ultimo dell’essere umano. Dall’altro, il pensatore che esplora la relazione tra impulsi sessuali e possesso dell’altro, tema sempreverde nei tempi contemporanei. Cosa dobbiamo fare di Michel Foucault? 

Prenderlo e tenercelo come il Papa dell’Archeologia del Sapere, ovvero di quella branca di studi che vuole scoprire la Storia nel suo lato oscuro. Dunque non c’è solo una storia fatta di battaglie e di regnanti che copulano e si sposano più o meno per convenienza; c’è una storia invisibile dentro quella più grande e (falsamente) visibile che pose a Foucault domande come le seguenti: che cosa si è inteso per follia durante i secoli? Che rapporto ha avuto l’uomo con l’atto di punire coloro che trasgrediscono le norme comuni? E altre domande ancora.

 Il suo alter ego.

Jacques Derrida, che ne L’animale che dunque sono scrisse: “L’animale ci guarda e noi siamo nudi davanti a lui. E pensare comincia forse proprio da qui”.

L’anti Foucault.

Barbara d’Urso.

Carlo Emilio GaddaCARLO EMILIO GADDA

Forma e sostanza. Vale più come innovatore linguistico, inventore di una nuova architettura narrativa oppure la vera eredità sta nella sostanza del suo pensare che ci porta a riflettere ad esempio sull’insussistenza del realismo o sul nesso tra catastrofi umane e le sue conseguenze?

C’è un grosso equivoco quando si parla di letteratura, perché c’è ancora molta gente in giro che pensa che la letteratura coincida con le storie narrate, inventate ecc. La letteratura NON è la storia che narra, è il narratore che si narra attraverso una storia, la storia è il medium, e anche senza storia, Gadda lo dimostra, e tre quarti della letteratura tardomedievale pure, si possono benissimo “raccontare”. Discorso lungo, se attacco con questo pippone poi non la finisco più.

 Il suo alter ego.

Rabelais e Teofilo Folengo, due alter ego al prezzo di uno; entrambi perché sono dei maestri di mistilinguismo umoristico come lo sarà secoli dopo Gadda ed entrambi perché sanno che la storia è una porta stretta attraverso la quale il linguaggio fa breccia per comunicare la propria potenza e di sponda la potenza del pensiero, anzi di un pensante portentoso.

L’anti Gadda.

Saviano, uno degli scrittori più sopravvalutati della contemporaneità, e ce ne sono molti. Ma è “impegnato”, allora tutto gli è concesso, pardon con-cesso.

 

FRANCIS BACON

Francis BaconAttratto, in una libreria parigina, da un libro colmo di immagini di denti marci, scomposti, rotti, corrosi, trasforma lo shock in un’attrazione per il morboso. Giù quindi a disegnare teste urticanti, disturbanti, contorte, defigurate. Io ho sempre pensato che dietro a quelle facce ci fossero i suoi incubi esplosi.

Dietro quelle immagini che a fatica si ricompongono in corpi, oggetti e quant’altro, Bacon nasconde molto più di un incubo; lì dietro c’è una riflessione in forma di pittura (ma è davvero ancora pittura la sua? O forse non è ‘oltre la pittura’, Bacon?), sul rapporto fra percezione cognitiva della realtà e realtà slegata dalle leggi della fisiologia, dell’occhio, della mente, e di ciò che essi ci impongono come realtà. Dietro la realtà dell’oggetto c’è sempre una realtà (im)possibile fatta di oggetti che se ne fottono dell’ordine, delle manie d’ordine, della fisiologia, della morale e di quant’altro. La storia per immagini del mondo, in Bacon, è una storia del mondo messo a fuoco da una macchina fotografica che non è più calibrata sulla realtà, morale e dei sensi, così come la conosciamo.

 Il suo alter ego.

Bernini, per la purezza delle sue sculture, che trascendono l’arte che padroneggiava proprio come fa Bacon con la sua.

L’anti Bacon.

Un mio ex collega di lavoro, che pensava di dipingere solo perché sapeva ritrarre. Ritrarre è distrarre: Bacon lo sa, e ritrae ciò con può essere ritratto.

 

E.T.A. HoffmannE.T.A. HOFFMANN

La sua grandezza nell’ideazione del gatto Murr è conclamata nella Pleiade letteraria. Ma la sequenza n. 5 che descrivi nel libro, illustrando il suo periodo nero, è di un’acutezza totale: il suo annuncio su un giornale di Berlino in cui si descrive per cercare, lui disoccupato, un posto di lavoro lo trovo di un’ironia così sottile da oscurare per un momento il suo celeberrimo gatto, non trovi?

La vita di Hoffmann è al contempo borghese ma avventurosa, anzi forse è avventurosa proprio perché borghese, proprio perché il nostro uomo gioca ogni carta a sua disposizione pur di rimanere in bilico fra due mondi: uno, quello delle convenzioni sociali e del mondo per bene; l’altro, il mondo scatenato della fantasia, che nel suo caso è la variabile che alla fine fa impazzire l’equazione Hoffmann. Risultato: Hoffmann il genio.

 Il suo alter ego.

Mi viene in mente il Morovich del romanzo Il baratro, dove il protagonista è un cane che osserva gli uomini dal suo punto di vista e che alla fine contribuisce allo svelamento della detection messa in scena dall’autore.

L’anti Hoffmann.

Moravia. Realismo pragmatico. L’anti Hoffmann al 100%.

 

 

Philip K. DickPHILIPP K. DICK

Mi sono spesso perduto nelle trame multiformi dei suoi romanzi da doverli, altrettanto spesso, chiuderli anzitempo. Poi tu scrivi che “ogni storia, persino la più semplice, ha il doppio fondo (figurarsi poi quelle del nostro eroe, che ha un cervello multistrato!)” e forse ho capito: al lettore, questo eclettico narratore, pretende la spesa abbondante di pasta metafisica. È così?

Dick è un metafisico prestato alla letteratura di genere, oggi riconosciuta come letteratura di valore e basta. È altresì un filosofo dell’(im)possibile, un pennino umano che disegna traiettorie del possibile che diventano reali nelle sue storie.

 Il suo alter ego.

È unico.

L’anti Dick.

Il realismo positivista.

 

William BlakeWILLIAM BLAKE

Il suo romanticismo titanico, sempre in bilico tra due estremità (tigre/agnello, innocenza/esperienza, parola/immagine, Dio/Satana…), fu aria, pane, acqua per il rock. Senza la sua visionarietà che cosa sarebbe stato di Jim Morrison e dei Doors?

Si sarebbero drogati e avrebbero inciso capolavori. I Doors e Jim attingono da tante fonti, la propria ispirazione: un po’ come fece Blake.

 Il suo alter ego.

Gli ermetisti.

L’anti Blake.

Ignazio La Russa.

 

 

Francesco BorrominiFRANCESCO BORROMINI

Il focus delle tue pagine gira intorno alla sua storica e multipla sfida col Bernini. Ne potrebbe uscire un romanzo pieno di astuzie e cattiverie senza risparmio di colpi. La feroce diatriba tra i contendenti non sta offuscando la loro arte?

Sì, lo sta facendo. Ma la loro storia pittoresca, ci offre anche un modo di incontrare l’arte di due geni.

 Il suo alter ego.

Il demone della creatività.

L’anti Borromini.

Bernini, eh!

 

Carmelo BeneCARMELO BENE

L’uomo che, ancor oggi, incarna un vero e proprio enigma. Anzi, l’Enigma. Tu stesso, per aprire il capitolo che gli dedichi, ricorri a un adagio dylaniano: Io non sono qui. Ora, che cos’era il suo, altrettanto oscuro, teatro di scena? Esplorazione di un genio o rifugio di uno scaltro comunicatore? Pozzo colmo di perle rare in grado di rivoltare la classica concezione del teatro di prosa o pura distruzione del testo e della sua successiva rappresentazione sul palco senza un autentico qualcosa con cui sostituirli?   

Carmelo Bene è l’intellettuale antintellettuale per eccellenza. È il maestro del levar di scena e l’affossatore delle messe in scena. Già solo per averci insegnato questo dovremmo essergli grati. Che Dio l’abbia in gloria.

 Il suo alter ego.

Pinocchio, nella sua messa in scena.

L’anti Bene.

Giampiero Mughini.

 

Friedrich HölderlinFRIEDRICH HÖLDERLIN

Hölderlin il folle. Hölderlin l’uomo-ombra. Il romantico che innalzò la Natura a Dio del pianeta e che finì i suoi giorni con la psiche frantumata rinchiuso nella Torre del falegname Ernst Zimmer. Come Mozart e Rimbaud, morto poco più che ragazzo. Allora non è la miseria a creare il genio, come sottolinearono i francesi, ma l’essere trasformato in medium della propria arte, non trovi?

L’arte è un demone, se non lo possiedi lo cerchi, ma chi cerca non trova. I demoni posseggono solo chi decidono di possedere. La verità è che non si possono evocare i demoni, e nemmeno si possono scacciare. Il dáimōn, il “demone, genio, essere divino”, è quella parte di noi che prende il sopravvento su di noi mentre cerchiamo il noi, ovvero l’io, che c’è dentro di noi.

 Il suo alter ego.

I lirici greci.

L’anti Hölderlin.

Totò Riina.

 

William S. BurroughsWILLIAM S. BURROUGHS

Si iniettò e inalò ogni sostanza possibile, forse gli mancò il catrame e poco altro. E se non si può dire che le droghe gli minarono la salute, ci si può chiedere quale fu il loro vero effetto sulla sua creatività. Prova a immaginare un Burroughs al massimo caffeinomane à la André Héléna o bevitore in stile Bukowski. Avremmo avuto un autore peggiore?

Le droghe da sempre alimentano la creatività. Basta leggere un classico come Il testo drogato. Letteratura e droga fra Ottocento e Novecento di Alberto Castoldi per averne la prova. In realtà, nell’ambito del rapporto droghe/individuo, io penso che il caso B. sia un caso inverso tipico; nel senso che William non è il grande scrittore che è perché prendeva droghe (sì, anche…), ma prendeva droghe perché aveva nella testa un sacco di mondi che non chiedevano altro che di venire al mondo, e allora… tac… la droga, la perfetta ostetrica per parti immaginifici e spesso quasi impossibili.

 Il suo alter ego.

Uno qualsiasi degli io narranti dei suoi romanzi.

L’anti Burroughs.

San Francesco.

 

Antoni GaudíANTONI GAUDÍ

Prendiamo solo alcune delle sue creazioni più celebri: la Sagrada Familia, la Casa Milá, la Casa Batllö e il Parco Güell. Costruite architettonicamente all’avanguardia anche nello stile e secondo principi di aerazione, riscaldamento e mobilità interna modernissimi. Un’ingegneria interna ancor oggi all’avanguardia. Tutto vero. Eppure quando le guardo o ci entro, io ho solo la percezione di essere stato appena catapultato in un mondo incantato e fatato. Quale la tua sensazione?

La mia sensazione è che “catapultato” sia il verbo perfetto per descrivere l’effetto lisergico dell’architettura di Gaudì, che è esattamente ciò che hai detto: una porta(le) in forma di architettura verso mondi e architetture della mente, di Gaudì.

 Il suo alter ego.

Gli ulivi con i rami più nodosi e contorti.

L’anti Gaudí.

Adolf Loos, e la sua architettura che si sviluppa al motto “crimine è ornamento”.

 

Alejandro JodorowskyALEJANDRO JODOROWSKY

Gli dai il titolo di “genio rinascimentale del Surrealismo”. E definisci la surrealtà quella realtà che staziona tra il reale e l’irreale avente come stella polare la sola regola che non esistono regole in chi fa arte. E i suoi film ne sono un esempio. Ora che va verso il secolo di vita, che cosa e quanto rimane nel presente del suo cinema?

Ne rimane l’ineffabilità. Il suo è un cinema che non sa di cinema, è arte che non conosce l’arte, è gesto che se ne fotte del significante e dei significati e proprio per questo motivo abbraccia una quantità infinita di significanti e significati. Il cinema di Jodo è.

 Il suo alter ego.

Dada.

L’anti Jodorowsky.

Bruno Vespa.

 

CrassCRASS

Leghi la loro storia alla politica violenta e reazionaria di Margaret Thatcher. Una band schierata e impegnata politicamente, anni luce distante dal nihilismo-spettacolo dei Pistols. L’espressione punk più vicina ai Clash quando i Clash non erano più punk. Ora, salvo le sonorità, non trovi che il loro essere outsider abbia una certa empatia con quello di un tipo come Billy Bragg?

Sì, certo che ce l’ha. Billy e i Crass appartengono a un mondo, oggi scomparso o quasi, in cui imbracciare uno strumento e parlare delle storture del mondo era, ancor prima che far arte, un far vivere il proprio furore interiore per le storture del mondo attraverso l’arte. L’arte per l’arte non è roba per tipi come questi. Eppure, hanno fatto della musica eccelsa.

 Il loro alter ego.

Madonna.

L’anti Crass.

Margaret Thatcher.

 

 

Bruno BozzettoBRUNO BOZZETTO

Il Signor Rossi vale una carriera intera. Anzi, due. Se vuoi fare una dichiarazione d’amore, accomodati.

Bruno ti amo, baciamoci, ma non con la lingua, tu hai una certa età e io pure, rischiamo di far finire le nostre dentiere l’uno nella bocca dell’altro. E non è bello, eh!

 Il suo alter ego.

Bozzetto è one of a kind.

L’anti Bozzetto.

Bozzetto stesso, a volte.

 

 

Orson WellesORSON WELLES

Delle pagine che dedichi a questo regista unico mi soffermo sull’ultima. La fake news della reazione degli americani alla puntata dedicata alla Guerra dei Mondi di H.G. Wells del programma radiofonico Mercury Theatre on the Air. Non è vero che gli americani ebbero la reazione spaventata passata alla Storia, ma la leggenda persiste ancora ora. Io lo trovo splendido perché tutto ciò mi pare ancor più wellesiano del mito cucito attorno. Che ne pensi?

Penso che sarebbe bello se qualcuno facesse della vita di Orson un film in perfetto stile Citizen Kane. Sarebbe al contempo un omaggio e una boutade. Il maestro apprezzerebbe.

 Il suo alter ego.

Don Chisciotte.

L’anti Wells.

Il cinema hollywoodiano di oggi.

 

 

WOODY GUTHRIEWoody Guthrie

Trasmise tutto ai futuri song-writer che si sarebbero richiamati nell’America, dei Padri. Anche raccontare due balle sul proprio passato perché il film fosse più impressivo. Per quanto eseguite solo con chitarra acustica (e neanche di quelle che sogni la notte di avere) e voce, pensi che le sue canzoni siano ancor oggi una voce che il giovane e sconosciuto song-writer del 2022 farebbe bene a conoscere o i Tempi lo hanno consegnato agli archivi?

I giovani d’oggi hanno poca voglia di scoprire questo tipo di musica. Queste sonorità non sono di moda, al momento. E il mondo che le incubò non è più. Sarebbe comunque bello se Woody e la sua chitarra che uccide i fascisti tornassero alla ribalta oggi. Qualcosa impareremmo, di sicuro.

 Il suo alter ego.

Syd Barrett. In fondo anche lui è un cantautore, chitarra e voce e via, ma in lui è completamente azzerato il lato politico dell’esistenza.

L’anti Guthrie.

I nazisti dell’Illinois di bluesbrotheriana memoria.

 

 

Louis-Ferdinand CélineLOUIS-FERDINAND CÉLINE

Il mondo capovolto. Gli scritti (le sue idee modellate in arte) più contestati della persona che li ha firmati. Di solito succede il contrario: non avvicinarti troppo ai tuoi eroi perché scopriresti che hanno le rughe. La vicenda Céline non ti suona come il trionfo del luogo comune?

Luogo comunissimo. E poi, personalmente, io non pretendo purezza d’agire da un artista. L’artista fa. Fa quel che può. A me importa quel fare. I romanzi e il linguaggio di Céline sarebbero importanti anche se Céline fosse stato un serial killer, un affamatore di bambini, un cacciatore di streghe, un Marchionne qualunque. Céline vale a prescindere, anzi… a postscindere.

 Il suo alter ego.

Boh.

L’anti Céline.

Il mondo intero.

 

 

Leonora CarringtonLEONORA CARRINGTON

Nella tua carrellata questa è l’unica donna. Perché hai scelto proprio la scrittrice/pittrice britannica come l’outsider delle outsider?

Non è stata una scelta, ma adesso che me lo fai notare… Avrei voluto metterci tanto, nel libro, almeno Tina Modotti, ma c’era tanta carne al fuoco e allora ho messo Leonora, che ha creato infiniti mondi surrealisti che hanno poco a che spartire col surrealismo maschile (tipo Magritte, o roba così).

 Il suo alter ego.

Max Ernst, suo amico e amante, almeno per un po’, ma anche l’uomo che la ferì nell’anima.

L’anti Carrington.

Sergio Mattarella.

 

 

 

Witold GombrowiczWITOLD GOMBROWICZ

 Si è definito il precursore di Heidegger e Sartre. Poi ha scritto un romanzo (Ferdydurke), in cui il protagonista ha un risveglio puramente kafkiano e non ha la più pallida idea di cosa gli riserverà non il futuro, ma il presente. Poi un altro (Pornografia) sul potere della manipolazione e del possesso fino alla più estrema conseguenza in stile “per vedere l’effetto che fa”. Cosa ti ha attratto di questa visione da incubo dell’esistenza?

Mi ha attratto che è, per l’appunto, una visione. Non c’è alcun romanzo che faccia emergere l’imbecillità dei giovani alla moda senza fare del moralismo imbecille come Ferdydurke. Così come non c’è altro romanzo che parli di pornografia senza essere sessualmente pornografico come Pornografia. Gombrowicz era un genio. E i geni illuminano, sebbene io tenti di illuminarlo col mio scritto.

 Il suo alter ego.

Ferdydurke, per sua stessa ammissione. Ma anche gli amici Bruno Schulz e Witchiewicz.

L’anti Gombrowicz.

I pittori della domenica.

 

Jean-Luc GodardJEAN-LUC GODARD

Ti darò una delusione, ma se c’è un artista che non ho mai sopportato e una corrente che mai ho digerito sono stati Jean-Luc Godard e la Nouvelle Vague. Convincimi che sono in errore.

Non sei in errore. Godard è insopportabile. Per questo dovresti indagarlo ex novo e scoprire perché.

 Il suo alter ego.

Truffaut, lui e Godard sono lo yin e lo yang della Nouvelle Vague.

L’anti Godard.

Nanni Moretti.

Vincent van Gogh

VINCENT VAN GOGH

La pazzia conclamata. Di lui ne hanno scritto facendone un ritratto à la Don Chisciotte (come se la cosa contenesse chissà quale derisione) o una sorta di Antonio Ligabue con più fortuna postuma. Tu hai colto una sua frase che per me sintetizza l’intera sua parabola umana e artistica: “Prima sogno i miei dipinti e poi dipingo i miei sogni”. I suoi quadri fanno viaggiare chi li osserva, ma trovi qualcosa di onirico nella sua arte?

Trovo che sia completamente onirica. Le pennellate lunghe, dense e flessuose sono oniriche. Le forme che nascono dal colore sono oniriche. Le cose, la natura e gli uomini che emergono dalla tela e nella tela si disfano sono onirici. L’illusione che la pittura sia una specie di fotografia del reale è idiozia pura, e comunque qualsiasi foto che abbia un valore estetico minimo, sì, anche lei, ha un quid che sfugge il realismo e devia verso l’onirico.

 Il suo alter ego.

Artaud, che scrisse un bel libello poetico e ipersurrealista sul nostro eroe.

L’anti van Gogh.

La pittura manierista.

 

Hunter S. ThompsonHUNTER S.THOMPSON

Chiamato Il Gonzo e fondatore del gonzo journalism, vale a dire il reporter che scrive in presa diretta non da spettatore del fatto ma da attore del fatto medesimo. Quindi scrittore di storie stralunate e alcoliche che sembrano uscite dalle sue budella sfiancate dal tanto bere. Lui, un autentico selvaggio, spesso disgustoso, a mani nude contro il bigottismo e il conformismo della società americana. Più outsider o loser?

Outsider e loser, assieme. Chi si pone fuori dal sistema è destinato alla marginalità sociale, e spesso noi confondiamo le sconfitte sociali con quelle artistiche e bla bla bla. Un artista può essere emarginato o può autoemarginarsi e a quel punto il parametro socio-economico del nostro bel viver comune finisce per essere l’unità di misura con la quale si misura il successo dell’outsider. Successo è andare quanto più vicini con la propria realizzazione fisica all’idea archetipico-artistotelica che abbiamo nella testa. Questo è il successo per i tanti HST di questo mondo. Pardon, per i pochi, di gente svalvolata ma geniale.

 Il suo alter ego.

Un mix fra Provolino e Clint Eastwood nei panni dell’ispettore Callaghan.

L’anti Thompson.

Suor Orsola Benincasa.


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