Modi ruvidi e turbolenti, la moltitudine dylaniana

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Un incanto oscuro dipinto da una voce dolce e gotica che ci arriva dal futuro, parlandoci di cosa fummo e di cosa siamo.

Terribile e solenne ci preme la carne, ci punge il cervello e ci accarezza lo spirito.

Un suono di letteratura e musica sulla vita e sulla morte di chi è conscio di dormire “con la vita e la morte nello stesso letto”.

Sul destino e il nostro vagare. Un avvertimento e un presagio.

Sulla distruzione e sull’autodistruzione del genere umano.

Sulle notti che abbiamo costruito e quella più buia che ci stiamo preparando ad affrontare.

Il vaticinio che forse il nostro mondo sta per incontrare la vigilia di una distruzione globale.

02Sull’importanza che i nostri pensieri terreni siano sempre più simili a una preghiera. E sul tenere sempre aperto il sentiero della mente per presentarci al meglio nel Giorno del Giudizio.

Versi e suoni che ci dicono che una volta si nasce, ma più volte si può morire perché percorrere per intero la strada della disperazione a volte può richiedere di estrarre vite impensabili che ci si celano dentro.

Che niente, ma proprio niente è mai come un minuto prima.

Che si può soffrire in silenzio e raggiungere comunque un piano morale più alto.

Sulla percezione di una minaccia che ci sta per raggiungere, un ottundimento globale a cui possiamo far muro con quanto di grande il nostro passato ha saputo erigere pur nelle tragedie che ha consegnato al presente.

Sulla difesa dell’esperienza che cultura, educazione, conoscenza e arte hanno iniettato nelle nostre esistenze. Compagne che, per godere ancora di un futuro, ci potrebbero aiutare a rimanere in equilibrio.

Sulle cadute dell’essere umano e quelle del suo autore, così come natura crea e vita modella.

L’affermazione che più del risultato conta il cammino. Il percorso fa il racconto non il suo fine. E pure sulla strada maestra non è peccato raccogliere di sé anche il minimo di ciò che si è, senza vergogna e mal di vivere. Oggi, domani e anche ieri.eeeee

Che anche metà anima è sufficiente per fare tutto. Tutto il bene e tutto il male che il nostro biglietto su questa Terra ci permette di fare.

Che se a volte la penombra ci permette un po’ di requie, è sempre un espediente inefficace dentro cui radicarci per farla franca quando cerchiamo di nasconderci da quel che siamo e abbiamo fatto o non fatto.

Un flusso di coscienza impregnato di citazioni di uomini e donne illustri, di libri, film, canzoni, di avvenimenti storici per abbracciare un tutto perché ogni singolo è di per sé un infinito. Una moltitudine.

L’apocalisse nascosta nelle mille metafore che risplendono in suoni elettrici e acustici, folk e blues mai così perfetti nell’infinita partitura artistica del suo autore.

ing 3L’obbligo di andare oltre le cose che non si vedono affinché una Musa possa venire a liberarci dall’incantesimo o per scavalcare la presenza dei Cavalieri Neri.

Sul desiderio di farci invisibili. E la necessità di oltrepassare il Rubicone invece di far collezione di tempi oziosamente spesi.

Sull’impossibilità, se siamo “nati dalla parte sbagliata della ferrovia”, di pretendere di avere il privilegio o la maledizione di essere i soli. Ci tocca quel che ci tocca. Ma ogni storia personale è unica.

Che, si ami Calliope o si passi una vita intera camminando con lo sguardo sul marciapiede, prima o poi pagheremo il nostro conto. Quindi, con decenza e buon senso, si spenda la nostra ricchezza per afferrare l’occasione data di raggiungere il nucleo delle cose.ing 2

L’autore, esploratore di tempi più che di mondi, pioniere che ci dice che vivere spesso si rivela un maldestro tentativo di raccattare i cocci e ricomporli.

Questo, per chi scrive, Rough and Rowdy Ways di Bob Dylan.

Questo, per chi scrive, Bob Dylan oggi. Di anni 79, ma dal tempo senza tempo.

In modi ruvidi e turbolenti.

ROUGH AND ROWDY WAYS, THE DYLANIAN MOLTITUDE

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A dark lure painted by a sweet and gothic voice that comes to us from the future, talking about what we were and what we are.

Merciless and majestic it crushes our the flesh, stings our brain and caresses our the spirit.

A sound of literature and music on life and death of someone who’s aware to sleep “with life and death in the same bed”.

On fate and our roaming. A warning and a prediction.

On distruction and self-discruction of human race.

On the nights we brought on and the forthcoming pitch black one we’re preparing to meet.

The foretelling that maybe our world is going to meet the eve of a global distruction.

On the relevance that our earthly thoughts may be always closer to a Bob_Dylanprayer. And on keeping always the path of mind opened to show up at our best at the Judgment Day.

Verses and sounds that just one time we’re born but more than one we can day because to cover entirely the road of desperation sometime we must pull out unimaginable lives hiding in the abyss of ourselves.

That, nothing, really nothing is ever the same of one minute before.

That it’s possible to suffer in silence and reach a moral higher ground anyway.

On the perception of a menace that is catching up with us, a global dulling against which we can oppose what the best our past build up even in the tragedies humankind delivered to our present age.

On the safeguard of experience that culture, education, knowledge and art have injected into our existences. Companions that, to enjoy still a future, could help us to remain in balance.

On the falls of the humans and those of the author, just like nature creates and life moulds.

The statement that, more than the final result, what it counts is the route and how we take on it. The path creates the tale not the finish line. And even on the main road it’s not a sin picking up the least of what we’re, without any shame and pain of living. Today, tomorrow and even yesterday.

That also half of a soul is enough to do everything. All the good and all the evil that our ticket on this Earth allows us to do.

That, if sometime the twilight lets us to live a little of quietness, it’s always an ineffective expedient to hide us into when we try to flee from what we are and what we have done or not.

ddddddA stream of consciousness drenched by quotes of eminent men and women, of books, movies, songs, historical events to grab a whole because each individual contains an infinity. A moltitude.

The apocalipse, concealed in thousand metaphors shining in electric and acoustic sounds, folk and blues, never so perfect in the neverending artistic score of his author.

The duty to go beyond the things we don’t see to let a Muse come to release us or to overstep the presence of the Black Riders.

On the desire of becoming invisible. And the necessity to cross the Rubicon instead of collecting idly spent times.

On the impossibility, if we were “born on the wrong side of the railroad track”, to insist on having the privilege or the damnation to be the only ones. We have what we have. But each personal story is unique.

ing 3That, we love Calliope or we spend a lifetime walking with the eye on the pavement, sooner or later we’ll pay the bill. So, with decency and common sense, may we make use of our treasure to catch the chance given us, reaching the nucleus of things.

The author, explorer of times more than worlds, pioneer who tells us that often living reveals a clumsy attempt to pick up the pieces and put them back together.

This, according to me, Rough and Rowdy Ways by Bob Dylan.

This, according to me, Bob Dylan today, 79 year old but a man by timelesss time.

In rough and rowdy ways.

 

 

 

 

 


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