H.G. Wells vent’anni prima di Robert Musil e MrPolly in anticipo su Ulrich, protagonista del lavoro di una vita dello scrittore austriaco. Una storia che sprofonda nello humour nero contro una pietra miliare della letteratura occidentale del Novecento. Due strade che partono differenti, ma che sul ciglio hanno depositati di tanto in tanto gli stessi sassi da scalciare nel cammino.
Perché il tizio che ci si para davanti è un altro, probabilmente il primo, uomo senza qualità del secolo breve. Mr Polly, prim’attore di Storia di un uomo che digeriva male di H.G. Wells, romanzo pubblicato nel 1910 in Inghilterra col titolo The History of Mr. Polly (la scelta italiana si ascrive ai F.lli Treves, che per primi lo pubblicarono nella collana Biblioteca Amena) e omaggiato nel corso del tempo da due adattamenti cinematografici, uno nel 1949 (grande successo) con alla regia Anthony Pellissier e con John Mills nei panni del protagonista e uno nuovo nel 2007 grazie alla pellicola diretta da Gilles MacKinnin.
«Buco!», disse Mr Polly (…), il fulminante attacco del libro. Facciamo la conoscenza di questo signore mentre è seduto in bilico su una staccionata nel momento di emettere questo grido. Un’invocazione? Una sonoro tentativo di aiuto diretto a un destinatario disattento? No, un’imprecazione. La sintesi della sua vita. Un vuoto nello stomaco, una voragine testimone del fallimento di chi lo porta.
Mr Polly ha trentacinque anni e mezzo. La sua parabola umana ci racconta che, mentre era apprendista commesso, ricevette una bella eredità dalla morte del padre con la quale aprì un rispettabile negozio nella via principale di Fishbourne, immaginaria cittadina del Kent. Veniamo a conoscenza del suo matrimonio con Miriam, del tentativo di un improbabile suicidio (più nella testa che nella volontà) con un incendio che fa i suoi bei danni e da cui esce come eroe locale, dell’abbandono della moglie, della sistemazione in una locanda in cui difende la proprietaria dal poco di buono zio Jim e dell’incontro in stile fantasma con la ormai ex consorte.
Mr Polly è la sintesi di un modello umano che il secolo del benessere modellerà in ogni strato della società industrializzata. Né indifferente né pavido davanti alle disgrazie di chi gli vive attorno, è un uomo privo di obiettivi, ma il suo vivere da mediocre adulto medio non gli impedisce di provare gioia e apprezzare la bellezza. Il suo guaio è che resta fermo mentre tutt’intorno la vita danza. Ha precise idee su se stesso ma è privo della minima spinta a realizzarle. È l’inconsapevole testimone del suo tempo che vive privo di una qualunque formazione. Tutto accade sempre da un’altra parte e lo stesso modo in cui è chiamato dall’autore, Polly in luogo del nome di battesimo Alfred, gli appiccica addosso un trucco femminile che non sa neanche di mostrare davanti all’intera comunità.
Lo salva il linguaggio, che distorce e plasma a sua volontà. Calemobour, paranomie, crasi, il suo linguaggio è ricreato in modo tale che la stortura non appaia frutto di ignoranza ma prelibata scelta di un raffinata opzione linguistica. Dice “perdona l’introprusione” e lascia nell’ascoltatore il dolce richiamo di un suono sconosciuto ma allo stesso tempo familiare (esemplare il divertissement della scena del matrimonio, segnato dal linguaggio dadaista al momento delle solenni promesse davanti all’officiante).
Per il resto è un uomo fiacco e debole, come dice di lui la cognata Annie. Uno che fa trascorrere l’inerzia della giornata tra una irragionevole felicità che lo vede fischiettare e un’improvvisa tristezza che non affonda mai il coltello per renderlo davvero triste. Legge come un ossesso una quantità infinita di libri che raccoglie a pacchi da una bancarella e la lettura è la sola amica che gli fa dimenticare i suoi costanti insuccessi, il tran tran di un’esistenza quotidiana che vive tra l’apertura e la chiusura del negozio, la, presenza di Miriam, moglie che coniuga gravità di spirito a incapacità pratica, che cucina con totale spregio della qualità del risultato della cottura e donna il cui gioco preferito è il rimprovero dei comportamenti del consorte.
Mr Polly non è Ulrich de L’uomo senza qualità. Il personaggio di Musil possiede “un’aristocrazia della mancanza” del tutto sconosciuta all’uomo di Wells (ben differente l’origine sociale tra i due, piccoloborghese il primo, studioso di matematica, fisica e algebra il secondo). Ulrich non è ignaro della sua assenza di aspirazioni. Egli stesso si considera affetto da una vera malattia della volontà e si vive come uomo privo di qualità perché, nonostante le grandi doti di carattere di cui è dotato, non riesce a farne carne viva nella pratica, contraddizione fonte di intima sofferenza.
Mr Polly invece non è espressione di alcuna alienazione. O almeno, non va oltre la prima coltre di mestizia che l’esistenza che porta avanti gli crea nello spirito. La sua spiritualità non fa a pugni con fermenti e fughe verso il nuovo umanesimo individualista del secolo nuovo di zecca che gli tocca vivere. E la stessa invettiva iniziale, quell’urlo in posizione precaria sulla staccionata, che parrebbe riassumere un’epifania improvvisa, altro non si rivela che un motto più vicino alla noia e al fastidio del momento che altro. Se anche per noi la big picture sono le ore e non la vita intera, Mr Polly è l’eroe del nostro piccolo mondo attuale.
MR POLLY, THE FIRST MAN WITHOUT QUALITIES OF THE TWENTIETH CENTURY
H.G. Wells twenty years before Robert Musil and MrPolly in advance on Ulrich, the main character of the austrian writer masterpiece The man without qualities. Two different roads with the same stones on the paths.
The man we face is another (probably the first) man without qualities of the previous century. Mr Polly, the central engine of The history of Mr Polly, H.G. Wells’ novel published in 1910 and two movies taken from it.
«Hole!», the fulminating beginning of the book. Immediately we got acquainted of this man while he’s sitting precarious on a fence. An invocation? A cry of help toward an absent-minded dude? No, an invective. The summary of his life. A hole in the middle of his stomach, an abyss that verifies his failure.
Mr Polly is thirty-year old, plus six months. We read he got a good inheritance by the death of his father. He opened a store in Fishbourne, imaginary place in Kent. We know about his wedding with Miriam, the unlikely attempt of committing suicide (more in his head than in his real will) with a blaze that somehow makes of him a local hero, the getaway from his wife, his accomodation in an old inn where he helps the woman who owns it and the meeting like a ghost wit his ex wife.
Mr Polly is the summary of the human paradigm that the new century is going to perform in each level of the industrialized society. He’s neither indifferent nor coward toward the adversities of those living around him. He’s a man without targets, but his way of life doesn’t prevent him to feel joy and to identify beauty. His trouble is that he stands still while the world around him keeps on dancing. He got some ideas about himself but he’s totally unable to find the right push to realize them.
The language saves him. He distorts and shapes words and sentences by his will. Thanks to calembour and syneresis, his language is re-created in a way that none can guess that his “mistakes” are a result of an ignorant and ill-mannered one. For the rest is a weak man. Only the huge quantity of books he uses to read is the real friend that helps him to forget the routine if his days.
Mr Polly is not Ulrich. Musil’s main character is endowed with a sort of aristocray of lack that Mr Polly doesn’t show. Ulrich knows everything about the absence of his ambitions. He himself feels he’s attacked by a real illness of will and lives himself as a man without qualities because, in spite of his really good personality,he’s unable to turn it into a concrete practice and this fact is a source of an intimate suffering.
Mr Polly instead is not a demonstration of an alienation. His spirituality doesn’t punch the new humanism of the century just born. And the starting invective, his howl, expressed in an unstable position on the fence, is closer to the boredom and the peeve of that moment than a sudden epiphany. If, for us, the big picture is made by the hours and not by the whole life, Mr Polly is the hero of our little current world.