Situazione temporanea

Homeless Library PatronIl trolley non lo mollo neanche quando dormo Di giorno mi segue Ho i palmi delle mani più duri di un muro che neanche un gufo mi farebbe male se mi beccasse, neanche della puntura di un’ape mi accorgerei e se mi azzannasse un cane potrebbe perderci i denti Io questa vita non l’ho scelta e lei non ha scelto me Si deve essere spento qualcosa, a un certo punto è calato il buio e poi quando ho riaperto gli occhi mi sono ritrovato così Vivo in giro Vivo come un barbone In questo momento che scrivo sono un barbone ma non appartengo a questa vita Solo la città non è cambiata, vivevo a Milano e a Milano sono tutt’ora Non mi muovo da questa città, passeggio per il centro, giro spesso dalle parti del Duo­mo e quando riesco a sfuggire ai controllori ci entro pure e la sera vado a dormire all’Opera Non mi ricordo niente, chi ero o cosa ero A volte mi siedo a pensarci ma niente, non mi ricordo niente Mi gratto furiosamente anche la guancia per ricordare meglio ma non riesco a tornare a un’imma­gine familiare del mio passato, non riesco a portare a galla voci che mi dicano qualcosa, che mi aiutino a prendere una via invece di un’altra So solo che non sono stato sempre così Lo so perché lo so, perché appena incrocio un altro rovinato come me non mi riconosco So solo che ho bisogno di scrivere, scrivere, scrivere Raccolgo fogli, pezzi di carta per scrivere e se non ho neanche una biro vado a rubare matite o entro in una cartoleria a chiedere un pennarello Ho anche dei quaderni nel carrellino, li ho completati tutti, non c’è una pagina rimasta vuota 3Raccolgo scontrini per la strada, possono tornare utili per scrivere quello che devo Comunque ho sempre tanta carta che sistemo per bene La tiro fuori quando mi serve Nelle cantine dell’Opera c’è un armadio tutto per me, il frate mi ha dato la chiave e io ci metto gli scritti che non riesco più a portare con me Ho un’altra statura rispetto alla gente dell’Opera, non si consegna una chia­ve a una persona che non è fidata Non sono un barbone co­me gli altri, la mia è una situazione temporanea e si vede che anche i frati dell’Opera lo sanno bene.

 

5Scrivo ovunque, altrimenti mi viene il mal di testa, scrivo pure in piedi anche se è molto più bello poter stirare le gambe, tendere il corpo intero prima di mettermi al lavoro Scrivo sempre, mi scende naturale, lo devo fare Piuttosto mi dimentico di mangiare, ma devo completare le parole Le so scrivere esatte, so spezzarle nel modo corretto, so andare a capo, sono capace di mettere le virgole, so pure che non è corretto scrivere “più meglio” perché si dice “migliore” So dove si mettono le doppie e conosco il congiuntivo Qualche volta scrivo solo per vedere i congiuntivi sul foglio, ne scrivo tanti, mi fanno stare bene, meglio di quando penso, di quan­do mi sforzo di ricordare un pezzo di me Meglio anche di quando cerco un posto per svuotarmi la testa o di quando vengo disturbato In quei momenti, quando posso mettermi al lavoro, prima di incominciare mi rilasso a scrivere dei congiuntivi Questo è un altro dato importante So scrivere correttamente quindi sono andato a scuola E so anche scrivere in inglese Capisco tutti i cartelloni pubblicitari scritti in inglese Anche quello che dice Game 2over, insert coin Significa gioco finito, inserite la moneta Anche se non capisco cosa voglia dire Questo è un dato essenziale per convincere che non sono sempre stato un barbone E se non voglio più esserlo significa che il mio posto è un altro È che non so come uscirne Scrivo pensieri che tengo dentro il carrellino Magari un giorno riuscirò a comporli insieme e allora saprò come tornare a casa Un giorno saprò come leggerli e allora sarà finito tutto e tornerò come prima Forse avevo un lavoro che mi piaceva, una casa tutta mia e magari una famiglia Sento che avevo anche delle passioni. (…)

Il brano è un estratto da un racconto compreso nel mio e-book Vivere e Morire a Milano (Cronache Metropolitane), raccolta di ventisei racconti noir con epicentro la città che la cronaca ultima dava quale capitale morale d’Italia. Non è più così e forse in realtà non lo è mai stata. Ma resta una terra che pulsa di un’energia vitale ancora conturbante. Nel bene e nel male. Con qualche privilegio per il male. Come il clochard che avete appena incontrato. Che chiunque da queste parti chiamerebbe barbone. Incapace di avere negli occhi la visione del male che, osservandolo, avremmo noi di lui.

Se quanto avete letto vi è piaciuto, vi dico anche che il libro è in vendita a 4,99 euro nei migliori store in rete.


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