Palla di merda

ciccioneSono rimaste sua mamma e la signora Manfredini a chiamarlo Claudio. Per tutti gli altri è Palla di merda. Non è un complimento e non viene mai pronunciato come se potesse sembrarlo. Palla di merda è grosso. Tanto grosso. Vive chiuso nella sua stanza, a far cosa importa a due sole persone. Quelle che lo chiamano per nome.

La signora Manfredini lo cura finché Betta, sua mamma, non torna dal lavoro. Betta non vuole pensare cosa accadrebbe se la signora Manfredini un giorno le dicesse di non poterglielo più tenere. Ipotesi non remota perché la signora ha già 73 anni e i colpi bassi della salute si fanno sentire. E non vuole neanche pensare cosa potrebbe fare se licenziassero lei ora. Betta lavora fino a tardi, è sola e i risparmi li ha pressoché infilati nel pozzo degli aiuti per suo figlio. Che glieli ha inghiottiti anno dopo anno. E chi lo troverebbe più un lavoro a 45 anni? In Italia poi.

Il ragazzo ha l’inferno nel cervello. Che lo guida a un’ira che fa paura. Grida alla finestra per gol che l’Inter non segna. E che non segnerà mai perché quando lui grida l’Inter non gioca. Gol che avvengono solo nella sua mente e che lo trasformano in un impazzito ragazzone agitato da una benzina che non trova fine. Apre la finestra e con quanto più odio ha in quella testa immensa che porta senza capelli grida la sua liberazione: «Eddèggggoooooool!! Eddègggooool!!! Bastardi milanisti!!! Nel culo nel culo Milano vi odiaaaaaaaa, goooooool, goooooool, sukate coglioni del cazzo!!!!».

L’urlo diventa un trattore vocale impastato, un immenso rutto amplificato dalla guerra che Palla di merda si porta dentro e su cui nessuno ha mai saputo veramente far luce. I condomini lo detestano, quasi scontato affermarlo. Ora nessuno fa più caso alle parole. Vicini di appartamento o di condominio, quando arriva l’esplosione vocale, non commentano neanche più. Al massimo se hanno un ospite: «Non preoccuparti, è quel deficiente di Palla di merda che fa il suo show». Resta a irritare il volume dell’amplificazione sonora, ma nessuno si prende la briga più di andare a bussare a Betta per farlo tacere. Né glielo si chiede neanche per le scale o nell’atrio. Pragmatismo o pietà. Non vale nemmeno cercare la causa per un simile effetto. Se il suo girone infernale sveglia qualche infante o passa come carta vetrata sull’intimità di due amanti, allora si può mettere in circolazione una minima reazione scomposta. Ma anche quella sta diventando sempre più rara. È che tutti detestano quel ragazzone, ma a Betta non si può voler male. Non ha più parole per chiedere scusa, né occhi per guardare quella vicina umanità di problemi altrui.sfwszd

Ma all’inizio tutti si chiedevano cosa stesse accadendo. Quando ad esempio l’Inter era sì impegnata in una qualche partita e si sentiva questo ragazzone gridare alla finestra robe del tipo: «Goooooool, Inter, Inter, l’ha messa il capitano, juventinifiglidiputanaaaaaa!!! Stronzi gooool uno a zeeerooooo ma andiamo ragazzi andiamoooo!!!» c’era chi si sentiva preso in giro dopo aver esultato come un mattto per poi capire che in realtà non era successo niente e che la sua gioia non aveva fondamento. Qualcun altro aveva un attimo di mancamento per una rete gridata ma non trovata sui teleschermi. «Non ti preoccupare, non è successo niente, è solo Palla di merda che grida.»

Oggi niente. E poi da quando le televisioni private mostrano giornalisti o parlatori che gli fanno il verso per comunicare la segnatura della propria squadra del cuore, Palla di merda è diventato quasi simpatico. Solo un po’ sfasato nei tempi.

John

 

 SHIT BALL

maxresdefaultOnly his mom and madame Manfredini still call him Claudio. For all the others he’s Shit Ball. It’s not a compliment and it’s never pronounced as if it were. Shit Ball is big. Very big. He lives closed in his bedroom, and only two people take care of what he does. The ones who call him by his name.

Madame Manfredini looks after him until Betta, his mom, come back from work. Betta does’t like to think what would it happen if madame Manfredini told her she can’t keep him with her anymore. A not remote event ‘cause madam is 73 and the jumps of her health are not rare. And she doesn’t want to think if she were kissed off. Betta works till the sky becomes dark, she’s alone, and all her savings have been sunk deep in the well of his son’s cures year after year. Who’s going to find a new job in Italy at 45?

The guy has got the hell in his brain. Which drives him to a scaring wrath. He shouts at the window because of a goal the Inter actually didn’t score. And that never Inter FC will score because when he shots Inter FC doesn’t play. Goal scored only into his mind that turn him into a big boy got fool and excited by a neverending fuel. He opens the window and, with all the hatred he keeps in his big bare head he shouts his liberation: «Gggggoooooool!! Yeahhhhhggggooool!!! Bastard redandblacks!!!! We open your ass, Milano hates youuuuuuu, goooooool, goooooool, suck my dick assholes!!!!».

The howl becomes a huge burp amplified by the war he feels inside and still a mystery for doctors and professors. The neighbours despise him, it’s for granted. Now nobody don’t mind anymore the words. When his voice explodes, they don’t comment, only if they have a guest they say: «Don’t mind, it’s that idiot, Shit Ball making his show». The sound remains irritating, but nobody keeps going to knock on his door anymore to plea for a stop. Neither when the meet her mother on the stairs or at the vestibule. Pragmatism or compassion. Only if its hellish circle wakes up an infant or annoys the intimacy of two lovers therefore some little reactions can be imegined. But always more rare. The fact is that everybody hates that big boy but it’s quite impossible desire to hurt Betta. She got words nomore either to beg them pardon or to give her voice to all of other problems everyone has to face day by day.little-boy-in-black-shirt-near-window

But at the beginning everyone wondered what was going on. For example, when Inter FC was playing a match and they heard that big boy shouting at the window: «Goooooool, C’mon Inter, Inter, the captain scored, blackandwhitesonofabitch!!! Fuck, fuck, one for us, c’mon lads!!!!, c’moooooon!!!» it happened that someone felt to have been jerked around after exulting wild just to realize that in reality his joy had no way to be. Some other used to have no-breath moment for a goal announced so hard but not found on tv. «Don’t worry, nothing happened, it’s only Shit Ball shouting.»

Now no reactions. Also because when tv channels are full of journalists or talkers who do the same of him to inform about the gol of they favourite club, Shit Ball has got nearly nice. Just a little bit out-of-phase with times.

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VIVERE E MORIRE A MILANO (CRONACHE METROPOLITANE)

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Un’anziana spogliarellista che non si arrende al tempo che passa, la tragi­ca follia di un ragazzo della comunità cinese, la donna col sedere più profumato della città, i clienti di un ben strano hotel, le performance notturne e i sogni frustrati di un bancario dotato di un membro gigantesco, la guerra dichiarata di due neonazi al telefono, la giornata senza scampo di un povero redattore di un mensile sportivo, il mondo esploso di un’adolescente enorme, il guaio di un giovane a cui ingrassa solo la testa, il terzo grado di un boss della mala.

Questi e altri insoliti personaggi popolano una Milano che vive alla luce del sole ma che più spesso assomiglia a un fantasma. Più che una città che si alza, lavora, mangia, si diverte e poi va a dormire, la fotografia in bianco e nero di un arredo urbano in movimento. Racconti in forma di cronache e cronache che raccontano una modernità priva di tempo. Una città che insegna a vivere. O da cui si impara presto come morire.

 

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